I giorni più frenetici

VOLO A LONDRA PER INCONTRARE IL MIO EDITORE, CHARLES PICK

Charles mi invitò a trascorrere il fine settimana nella sua casa di Lindfield, a South Downs, vicino a Brighton. Parlammo ininterrottamente dalla mattina alla sera. Era il decano degli editori britannici. Nessuno al mondo ne sapeva più di lui sui libri e sugli autori. Senza riserve, elargiva la sua conoscenza e pillole di  saggezza.

Mentre camminavamo sulle colline mi disse: «Hai scritto un solo libro. Un buon primo passo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Ci vogliono dieci anni perché un autore possa dirsi affermato. Di anno in anno esamineremo insieme i tuoi progressi.» Cinque anni e cinque libri dopo, nello stesso punto dove ci trovavamo quel giorno, tornò sull’argomento:

«Siamo in anticipo di cinque anni rispetto a quello che ti avevo detto, ma d’ora in poi puoi definirti uno scrittore.»

E aggiunse: «Mi raccomando, scrivi solo di quello che conosci bene.»
Da allora, ho scritto solo dell’Africa.

E ancora: «Non scrivere per gli editori o per un lettore immaginario. Scrivi solo per te stesso.» Questo lo avevo imparato già da solo. Charles si limitava a confermarmelo.

Ancora oggi, quando mi siedo a scrivere la prima pagina di un romanzo, nemmeno per un attimo penso a chi finirà per leggerlo.

Mi disse anche: «Non parlare dei tuoi libri con nessuno, nemmeno con me, fino a che non li hai scritti.» Fino a quando non è nero su bianco, un libro è aria fritta. E può essere spazzato via da una parola imprudente. Scrivo da allora i miei libri, mentre tanti aspiranti scrittori, dei loro, si limitano solo a parlarne.

Mi diede altri ottimi consigli: «Dedicati alla tua vocazione, ma leggi tanto e osserva il mondo intorno a te, viaggia e vivi la vita pienamente, facendo così avrai sempre qualcosa di nuovo da scrivere.” Era un consiglio che ho preso molto a cuore. È diventato parte della mia filosofia personale. Quando è il momento di mettersi in gioco, io lo faccio sul serio. Viaggio, vado a caccia, faccio immersioni e scalo montagne cercando di seguire l’insegnamento di Rudyard Kipling; «Occupare ogni minuto inesorabile dando valore a ogni istante che passa». Quando è il momento di scrivere, scrivo con tutto il mio cuore e tutta la mia mente.

Quando per Charles fu il momento di andare in pensione, Ursula Winant morì. Lo convinsi a diventare il mio agente letterario. Non credo avrei potuto prendere decisione migliore. Gli anni ci hanno avvicinato sempre di più. La nostra amicizia è uno dei grandi punti di riferimento nella mia vita. Quando morì, nel 1999, lasciò un enorme vuoto che sembrava impossibile da colmare. Ancora una volta si è manifestata ‘la fortuna sfacciata di Wilbur’, e lo stesso figlio di Charles, Martin, si è fatto avanti per prendere il posto del padre. La mia collaborazione con la Charles Pick Consultancy Ltd. e la famiglia Pick continuerà fino alla fine dei giorni.

Dopo le mie due catastrofi matrimoniali, avevo giurato di non sposarmi più. Mio padre era solito dire: «Perché comprare una fattoria di fagioli, se puoi mangiarli gratis?» Ho mangiato un sacco di fagioli senza pagare il conto. Fino a che non mi venne la nausea. Ero stufo di dormire in letti diversi e di svegliarmi con una testa sconosciuta sul cuscino accanto al mio. Cominciavo a desiderare una compagna con la quale condividere tutta la mia felicità e il successo. Era l’unica cosa che mi mancava per rendere completa la mia esistenza.

A questo punto “la Fortuna sfacciata di Wilbur” colpì ancora. Incontrai una giovane divorziata, si chiamava  Danielle Thomas. Era nata nella mia città natale e addirittura nella stesso ospedale. Era bella e intelligente. Aveva letto tutti i miei libri, e pensava fossero meravigliosi. Conoscendomi, quello che è successo dopo era inevitabile. Ci siamo sposati nel 1971, e siamo stati insieme per 28 anni. È stato un bel matrimonio. Eravamo un’ottima squadra. “La fortuna sfacciata di Wilbur” non venne mai meno. Scrivevo romanzo dopo romanzo, soddisfatto di tutto. Ogni libro superava il successo del precedente.